Faro, dal termine greco poros cioè passaggio, deriva dallo strumento di segnalazione che aiutava di notte i marinai al passaggio dello Stretto, da un mare all’altro e da costa a costa.
Altra tesi, meno probabile per il tempo in cui avvenne, è che derivi dalla popolazione dei Farii, coloni greci che costì vi sxi stabilirono.
Anche secondo il prof. Nicola Aricò il toponimo “Faro” avrebbe la seguente dinamica: a) costruzione della lanterna sul promontorio del Peloro, intorno al primo secolo A.C. o in epoca antecedente, la più antica in Italia con cui segnalare ai naviganti, mediante fuochi, il passaggio a levante o altro tipo di passaggio;
- b) estensione del termine “Faro”, nell’alto medioevo, dalla lanterna (che intanto potrebbe essere divenuta meno rudere) all’acqua dello Stretto, dove si era estesa o si estendeva ancora l’informazione dei fuochi; c) dilatazione del toponimo, nel basso medioevo, da parte dei fruitori esteri dello Stretto, all’intero sistema territoriale con il coinvolgimento delle coste;
- d) ancora nel basso medioevo assunzione del toponimo, da parte dei locali, con riferimento all’area di terraferma alle spalle del Peloro con esplicito riferimento anche ai laghi; e) assunzione del toponimo per l’esordiente insediamento residenziale in riva allo Stretto nel secolo XVII, con conseguente rettifica di quello collinare che assumerà la specificazione di “superiore”.-
Capo Peloro, dal greco pelor che signifca prodigio, mostro. Suscita un’emozione come di maestosa e spaventosa personificazione delle forze della natura. Esso è la punta estrema della Sicilia orientale, punto limite in cui la Sicilia comincia e finisce, oppure come ci suggerisce ancora l’Aricò è un “illimite”. “Nè finis terrae, nè incipit.
Luogo di incontro o scontro, seduzione e morte; Etruria e Ionio con i loro mari vi confliggono incessantemente… Scilla e Cariddi sono all’origine di questa realtà territoriale, con il continuo tranciato…
In verità l’essenza del luogo non conosce una misura, non ha limiti certi entro cui indagarne l’inizio. Capo Peloro è ponte verso il sublime infinito. Il luogo che colà raccoglie lo spazio intorno a sè convoca i movimenti spaziali dell’illimite”.