Il clima in generale dipende da un duplice sistema respiratorio: quello dell’Atlantico a occidente e quello del Sahara a meridione.

D’estate, quando le alte pressioni dell’oceano si alzano fino alle latitudini delle Azzorre, tutto il Mediterraneo ne beneficia, non soltanto perchè queste spingono le depressioni atlantiche molto più a nord, ma anche perchè l’aria secca e ardente del deserto ci avvolge con le sue “mmatticate”, quelle calmerie  che creano un cielo chiaro e lucente e notti costellate di stelle di una incomparabile bellezza.

Soltanto quando si scatena il sabbioso vento da sudest, lo scirocco, grigio e pesante come piombo, per qualche giorno si vela quel cielo splendente. E qui voglio aggiungere una strofa della “Sciroccata” del “marconi”, una poesia in cui si sente proprio questo “malacarne” soffiare:

“… Poi strepita, soperchia, urta, gonfia, 

      Dardeggia; paesaggio e alme stocca

      E con man’ingrasciate i cuori spreme.

      E raglia e con nobile stirpe scalcia

      Qual mulo saracino rivariva.

      E quando la gibbosa fosca sporge 

      Svelando tal frangenti ribellosi, 

      Le fa la serenata ululando

      Sui tetti e nel pilone e il tribolo

      Del borgo spande, causa turbamento…”-

Ogni estate però mette in crisi la fragilità dell’equilibrio ecologico perchè la popolazione triplica con l’avvento dei turisti ed i disagi aumentano sempre più. Verso novembre ritornano le depressioni atlantiche che si susseguono da ponente a levante con venti ruotanti da scirocco poi libeccio quindi ponente e infine maestrale per poi ricominciare.

E quando si scatenano le terribili tempeste, i venti divengono devastanti, il mare viene sconvolto dalle “libbiciate”, dalle “maestralate” ed anche “tramontanate” e con grosse ondate si riversa nelle spiagge distruggendo tuttociò che incontra.

Nel paese stanno tutti al riparo, a guardare quel mare tanto cupo con tonalità grigie e quindi bianche di schiuma per poi infine, alla calmata, assumere quel particolare colore verde sporco, “u mari vazzu”.